La serie Impressions attraversa la storia dell’arte, non intendendola come inevitabile susseguirsi di movimenti artistici, ma come cambiamenti e ribaltamenti di concezioni artistici e sociali. Le opere in questione compiono dei passaggi fatti di tecniche, percezioni, strumenti e modi di esprimersi. Matteo Mauro si appropria di una grande conquista dell’impressionismo: la libertà di scegliere un soggetto in apparenza futile e di chiamarlo così, semplicemente col proprio nome, senza forzature, senza storie da raccontare. E di questa grande intuizione di Renoir sono intrise le opere della serie: rose su cieli gialli o gigli da guardare nella loro fenomenologica bellezza. Ma nulla vieta che ciascuno di essi abbia un singolare potere evocativo: il sogno, una stagione, uno stato d’animo, un richiamo shakespeariano.
L’impressionismo ha una seconda vita nelle opere astratte di Matteo Mauro, si lascia attraversare dal digitale e dall’arte computazionale per farsi esso stesso Reimpressionismo o Impressionismo contemporaneo. Nuove percezioni si aggiungono a quelle originarie che, custodite nei tratti, si amplificano e rinnovano l’esperienza visiva.