Matteo Mauro è stato intervistato in tre canali inglesi circa il ruolo dell’artista nello scenario economico e di come l’arte sia vissuta in maniera passiva senza considerare gli artisti come lavoratori che svolgono una professione.
L’autore delle Micromegalic Inscriptions introduce l’argomento parlando del fatto che in Italia l’arte non è riconosciuta come una vera e propria professione quindi esclusa da bonus economici ad esempio.
La Boston consulting ha stimato il valore economico del patrimonio culturale di vari stati tenendo conto degli introiti derivati da musei e siti archeologici, stimandone il valore in 27 miliardi di euro (l’1,6% del Pil) e producono ricavi per 278 milioni di euro.
Solo musei e siti archeologi? Perchè tagliare fuori una fetta importante dell’arte: gli artisti contemporanei.
Il caso Covid19 è stato emblematico: i provvedimenti economici hanno riguardato i musei, non gli artisti. E’ stato anche significativo dal punto di vista artistico: l’artista ha sempre affermato che la creatività lo ha aiutato a equilibrare ed interpretare in modo corretto le emozioni.
Matteo Mauro, artista italiano residente a Londra, è stato intervistato in merito. La sua opinione è che in Italia vi sia sì molto rispetto per l’arte ma in modo passivo, ci piace la bellezza ma non consideriamo l’importanza di investire nell’industria artistica.
Mauro è stato inoltre interrogato circa il cambiamento artistico avvenuto negli ultimi vent’anni.
L’artista non parla solo della sua art ma di come la tecnologia degli ultimi anni abbia influenzato il modo di produrla e di fruirne, ma fa anche il punto dello “stato dell’arte” in Italia e all’estero.
La sua opinione è che si sia passati dall’oggetto fisico a quello virtuale cambiando così il modo di interagire con le arti: arriva a noi tramite mezzi moderni, non è più solo una questione di collezionare quadri e arredarci casa, possiamo vivere l’arte in ogni luogo ed in ogni momento grazie a pc e telefono.
Va da sé che questi mezzi hanno permesso una diffusione di massa dell’arte, anche una condivisione della stessa.
A Matteo Mauro viene chiesto di definire la sua arte con tre aggettivi che lui identifica in: iper-contemporanea, immateriale e complessa.
C’è un accumulo di forme in Micromegalic Inscriptions, c’è molta istintività, c’è una sottigliezza metafisica che coinvolge chi le ammira.
Viene citato anche il premio Van Gogh Prize dato da José Van Roy Dalí, figlio di Salvador Dalí per la serie di opere Micromegalic Inscriptions. Che significato ha?
“Queste opere sono nate circa 6 anni fa. Tutto è partito da un interesse per le incisioni meccaniche, fatte da coloro che in inglese si chiamano engravers, che indica un particolare tipo di incisori specializzati che creano stampe attraverso l’accumulo di punti o linee realizzato partendo dall’incisione di una placca metallica, poi inchiostrata e, infine, pressata contro la carta”. Nelle sue opere artistiche ritroviamo l’emulazione di questa tecnica come lui stesso afferma e l’espressione del suo mondo artistico interiore.