L’autore delle Micromegalic Inscriptions, premiate con il Van Gogh Prize, è stato intervistato per i siti https://www.startupper.it/ e https://www.vinobusiness.it/.
L’argomento ruota intorno al valore dell’arte, spesso vissuta passivamente in Italia e gli artisti sono esclusi da bonus economici in quanto non considerati come lavoratori.
Matteo Mauro esordisce con questa affermazione “Credo che in Italia ci sia un grandissimo rispetto per l’arte, come un qualcosa di intrinseco alla nostra cultura, ma a livello arcaico, quasi una venerazione passiva. Le persone in Italia amano circondarsi di arte e di bellezza, ma in pochi capiscono davvero l’importanza di investire nell’industria artistica.”
L’arte, negli ultimi vent’anni è cambiata, secondo l’artista molto si deve all’interazione che le persone hanno con con essa: la tecnologia rende più fruibile l’arte e più facilmente raggiungibile.
In merito alla domanda su come il computer abbia influenzato la diffusione dell’arte, Matteo Mauro risponde che ormai anche i pittori possono lavorare su immagini digitali, manipolarle e infine dipingerle.
Cita ad esempio David Hockney che espone opere dipinte all’interno della sua automobile su un Ipad.
Come viene vissuta l’arte nel mondo? L’artista vive a Londra da dieci anni ad esempio e vede la differenza della concezione dell’arte in Italia ed all’estero.
Il Covid19 è stata, ad esempio, una crisi che ha evidenziato in che ruolo viene posto l’artista italiano che non usufruisce di bonus economici in quanto non riconosciuto come lavoratore.
Matteo Mauro dice “Si è parlato di sostegno ad istituzioni come musei, andando a privilegiare ancora una volta il contenitore dell’arte ufficiale, a discapito di chi la produce o la gallerizza, che viene completamente ignorato”.
Il fulcro è proprio questo: in Italia l’arte è un hobby, talvolta una terapia in casi molto particolari, mentre all’estero è una vera e propria cura che viene prescritta e gli artisti possono usufruire di aiuti statali in periodi di crisi.
A proposito della pandemia, come vede Matteo Mauro il futuro? A questa domanda ha risposto che il lockdown gli ha dato parecchio tempo per pensare, sperimentare i materiali e creare ma si augura che arrivi presto la ripresa con nuovi programmi, nuove mostre e che ci sarà di nuovo spazio per godere liberamente dell’arte.