Il MacS – Museo Arte Contemporanea Sicilia di Catania, dopo aver acquisito l’opera di Matteo Mauro Baroque, delinea un profilo dell’artista in una videointervista, a cui fanno da sfondo le sonorità a cura di Claudio Clafrica.
Matteo Mauro ripercorre a ritroso il cammino che lo ha portato fino a My Baroque, ma è impossibile intravedere il punto zero della sua ricerca. In principio fu il Rococò e non il Barocco. Dallo studio delle incisioni Rocaille, l’artista si è ritrovato catapultato nello stile predominante della sua città natale. Un passaggio automatico, naturale che si è compiuto da quando Matteo ha ricominciato a guardare gli ornamenti e le architetture barocche di Catania. Si è ridestato da un profondo oblio, da una dimenticanza che si è tradotta in una riscoperta. Ritornare in Sicilia, dopo un lungo periodo di studi internazionali, è stato ritornare a guardare, con gli occhi tutti puntati sul Barocco, lo stile che ha fatto da sfondo alla sua infanzia e adolescenza siciliane.
My Baroque è un progetto che si è fatto da sé, emergendo dalle profondità più recondite. Una nascita autonoma, senza un’origine da tracciare, un’idea che all’improvviso è. Uno squarcio repentino, una sorta di bisogno spirituale che risale a galla, prepotente, e si sprigiona.
Il sogno di Matteo Mauro artista è che gli spettatori delle proprie opere riescano a immaginare un significato al di là di quello rappresentato. Desidera che le sue creazioni lascino uno spazio di libertà, occupato interamente dall’immaginazione di ogni fruitore.
«La mia ricerca si basa sulla sensazione, non sulla visione», ci rivela l’artista. La sua è una ricerca ultrasensoriale che mira a ritrovare in un’opera i movimenti distinguibili che l’hanno creata; Matteo Mauro vuole riportare alla luce quello che si cela misterioso dietro ai movimenti dell’iperrealismo e alle micropunte del pennello. In realtà, questi segnali sono ancora evidenti e quell’evidenza, resa esplicita, dà forza all’opera e crea tridimensionalità.
L’artista non sa quale sia la sua prima opera barocca, ma sa che in My Baroque quell’evidenza si scopre, attraverso luci e ombre, colori drammatici, dinamismo, onda che diventa sovrapposizione di linee laviche.
«Il mio Barocco è la parte più istintiva dentro di me che non riesco a rimuovere. Studio il minimale per poi ritrovarmi nell’esagerato, nel trasgressivo, nell’esuberante, negli eccessi e nello stupore, nella voglia di voler dimostrare la virtuosità» e mentre ce lo dice è come se lo gridasse. E questo grido altro non è se quell’evidenza che scalpita per uscire dall’opera e posarsi nell’immaginazione di ogni singolo spettatore.
Il video dell’intervista è visibile al link: https://vimeo.com/332298836