L’estate catanese ha acceso i riflettori sull’arte e la cultura trasformando via San Michele in un salotto più magico e accogliente del solito. La consueta passeggiata tra gallerie d’arte e botteghe ha espresso tutto il suo potenziale e la sua energia grazie a musica, buon cibo, teatro, danza e performance artistiche, organizzate in occasione dalla rassegna internazionale di arte diffusa WonderTime Catania 2019.
Un’incantevole area pedonale che si spera rimanga, anche durante il resto dell’anno, uno dei luoghi di riferimento europei dedicati all’arte, come auspicano con il loro impegno quotidiano i componenti dell’associazione “San Michele Art Power”, presieduta dall’architetto e artista Magda Masano.
Accanto alle opere della collezione “Il coraggio delle proprie ossessioni” di Giovanni Testori e della mostra “Le stanze di Eros” – ospitate dalla galleria Arionte Arte contemporanea di Daniela Arionte, cofondatrice di WonderTime –, a quelle della collettiva “Sexhybition” di Lina Lizzio, Marisa Casaburi, Ljubiza Mezzatesta, Sandra Virlinzi, Danilo Aglianò, Mariagrazia Pellegrino e Antonio Corselli e della personale “My soul forever” di Maria Marletta, Il mio barocco – La Sala degli Specchi di Matteo Mauro: mostra dell’artista catanese trapiantato a Londra a cura di Daniela Vasta e Federica Santagati, nella galleria d’arte Kōart: unconventional place di Aurelia Nicolosi.
Matteo Mauro rende visibile, attraverso lo strumento della vanità per eccellenza, ancora un altro lato del barocco: la sua faccia più scintillante, ma al tempo stesso più oscura, in apparenza uniforme, ma in sostanza molteplice. Il mio barocco – La Sala degli Specchi è un’istallazione fatta principalmente di vernice e alluminio. Originariamente composta da sei unità autonome, ciascuna divisa in dieci strisce, oggi è un unicum sincronizzato in una visualizzazione performativa, il cui progetto ricrea una sorta di sala degli specchi. Un’opera d’arte senza vincoli, libera dalla cornice e per questo in costante espansione verso l’infinito.
Un’operazione che scardina gli stereotipi sull’estetismo fine a se stesso dell’arte barocca con un uso differente del dispositivo specchio. Non più trionfo della vuota apparenza e veicolo di illusione e delusione, ma chiave d’accesso per un mondo fantastico e indistruttibile.