La parola orologio è formata dalle parole greche: hora (ora) e legein (dire). L’orologio è uno strumento di indicazione dell’ora e, in senso più generale, di misurazione del trascorrere del tempo. Nel proprio percorso storico l’orologio ha travalicato il significato per il quale è stato ideato – registrare il passare del tempo – finendo per diventare un vero status symbol, decodificatore degli usi e costumi.L’uomo moderno vive in un mondo che corre secondo i simboli meccanici e matematici dell’orologio. L’orologio gli detta i movimenti e inibisce le sue azioni. L’orologio trasforma il tempo da processo naturale a merce che può essere misurata, comprata e venduta. E poiché senza i mezzi per l’esatta misurazione del tempo il capitalismo industriale non avrebbe mai potuto svilupparsi e non potrebbe continuare a sfruttare i lavoratori, l’orologio rappresenta un elemento di dominazione meccanica, per le vite degli uomini moderni, più potente di qualsiasi singolo sfruttatore o qualsiasi altra macchina.
In nessun aspetto l’attuale società si distingue così nettamente dalle antiche come nella sua concezione del tempo. Dalle popolazioni preistoriche che costruirono Stonehenge, agli Egizi utilizzatori di clessidre, ai Greci che, parallelamente alla Cina, inventarono la meridiana, notiamo come fin dall’antichità l’uomo provò il bisogno di trovare un mezzo, un metodo per poter calcolare il tempo. Esperti in antichi sistemi di misurazione del tempo sostengono che il grande Pantheon di Roma, si comporta come un gigantesco orologio solare. Cosi’ come il Pantheon a Roma, ad Atene altri edifici erano enormi orologi, ad esempio la Torre dei Venti, dotata di meridiane, segnanti il tempo dall’alba al tramonto, e di una enorme clessidra ad acqua. Tutti questi congegni erano approssimativi ed inesatti, e spesso resi inaffidabili dalle condizioni atmosferiche. In nessun luogo nel mondo antico c’è mai stata più che una esigua minoranza di uomini interessata al tempo in termini di esattezza matematica. Nonostante il poterlo calcolare, il tempo era comunque avvertito in un processo di mutamento naturale, e gli uomini non erano interessati alla sua misurazione esatta. Fondamentalmente per le popolazioni antiche il tempo era rappresentato dai processi ciclici della natura, l’alternarsi del giorno e della notte, il passaggio delle stagioni. I nomadi e i contadini misuravano la loro giornata dall’alba al tramonto, e l’anno in base alla semina e alla mietitura, alla caduta delle foglie e al disgelarsi del ghiaccio su fiumi e laghi. Il contadino lavorava in armonia con gli elementi, l’artigiano quanto a lungo ritenesse necessario per perfezionare il suo prodotto. Il ruolo dell’orologio cambia dall’era cristiana poi, dove le varie fasi fondamentali della giornata erano indicate dalle preghiere quotidiane. Queste costituirono a lungo uno dei punti di riferimento per l’intera società. A partire dall’undicesimo secolo l’orologio diventa un congegno per far suonare ad intervalli regolari le campane nei monasteri, i quali, con la vita irreggimentata imposta ai loro ospiti (ora et labora), furono nel medio evo la più vicina approssimazione sociale alla fabbrica di oggi.
I primi veri orologi meccanici furono, quindi, orologi pubblici da torre. Con l’orologio meccanico si affermarono progressivamente le ore medie. E’ proprio l’invenzione dell’orologio meccanico e la sua rivoluzionaria trasformazione del concetto di tempo, che aiutò materialmente lo sviluppo dello sfruttamento capitalistico e la distruzione della cultura medievale europea. Gli originari orologi meccanici, ai loro albori, erano fatti senza molta perizia, costruiti in metalli come ferro e bronzo. La fabbricazione degli orologi divenne il campo dal quale gli uomini appresero gli elementi della fabbricazione delle macchine e acquisirono l’abilità tecnica necessaria che successivamente porto’ a produrre i complicati macchinari della rivoluzione industriale. Cosi’ come nel rinascimento l’orologiaio Brunelleschi utilizzando lo stesso meccanismo di un orologio riusci’ a costruire delle vere e proprie gru, allo stesso modo durante la rivoluzione industriale gli ingranaggi, elementi costruttivi degli orologi, diventarono simbolo di questa. Gli orologi pubblici, fornendo un calcolo univoco del trascorrere del tempo, necessario per la regolarità e l’esattezza che cominciava ormai ad essere richiesta nelle città, svolgevano anche utili funzioni per il settore economico, regolando in un modo non arbitrario e quindi generalmente accettabile l’inizio e la fine del periodo giornaliero di lavoro. Socialmente l’orologio ha avuto una influenza più radicale di qualsiasi altra macchina, poiché esso è stato il mezzo attraverso il quale poterono essere realizzate al meglio la regolarizzazione e l’irreggimentazione della vita necessarie al sistema di sfruttamento industriale. Nella prima fase del loro sviluppo, questi, non costituivano ancora degli strumenti indispensabili alla vita umana, difatti nelle campagne dove, a differenza delle città, i ritmi della natura, degli animali e delle piante ancora dominavano la vita, non si soccombette alle nuove leggi del tempo. Con il passare del tempo, evolvendosi le capacità tecnologiche e le competenze degli orologiai, le dimensioni dei meccanismi vennero ridotte, pur lasciando invariato il meccanismo, il che ha consentito anche la produzione di orologi da interno, i quali saranno anche oggetti d’arredamento.
Sempre tra gli orologi costruiti per i privati, vanno infine annoverati gli orologi da persona, prodotti per essere trasportati con facilità. A causa delle dimensioni erano inizialmente portati in una borsa apposita, poi, secondo varie evoluzioni, al collo ed infine in tasca. Questa fu una vera svolta poiche’ la misurazione e la percezione del tempo inizio’ ad essere un fatto non più pubblico ma privato, verificabile all’interno delle abitazioni e non soltanto nelle pubbliche piazze. E’ ovvio che questa trasformazione, inizialmente, interessò una ristretta minoranza della popolazione europea, ma rappresentò comunque un elemento di novità clamoroso nel rapporto tra l’uomo e la misurazione del tempo.
L’idea di misurare il tempo in minuti venne raggiunta proprio in questi anni con l’invenzione del pendolo nel 1657 , mentre i secondi non apparvero che nel diciottesimo secolo. Questi due secoli, bisogna osservare, sono proprio quelli in cui il capitalismo si è sviluppato talmente quanto poté trarre vantaggio dalla rivoluzione industriale e tecnica per stabilire il suo dominio sopra la società. L’orologio rappresenta la chiave meccanica dell’età delle macchine, sia per la sua influenza sulla tecnologia che per la sua influenza sulle abitudini umane. Prima della sua invenzione, le macchine comuni erano di natura tale da dipendere, per la loro azione, da una qualche forza esterna, come i muscoli umani o di animali, l’acqua o il vento. L’orologio fu la prima vera macchina automatica ad avere una qualche importanza nella vita degli uomini ed a raggiungere una importanza pubblica e una funzione sociale. I nuovi capitalisti, in particolar modo, divennero furiosamente coscienti del “tempo”. Il tempo, ora simbolo del lavoro degli operai, venne considerato da loro quasi come il materiale grezzo principale dell’industria. “Il tempo è denaro” divenne uno degli slogan chiave dell’ideologia capitalistica, e l’addetto al controllo dei tempi di lavoro (timekeeper) fu il più importante dei nuovi tipi di funzionari introdotti dall’ordinamento capitalistico. L’influenza dell’orologio impose una regolarità sulla vita della maggioranza degli uomini che in passato era stata conosciuta solo nei monasteri. Gli uomini erano diventati proprio come gli orologi, agendo con una ripetitiva regolarità che non aveva alcuna rassomiglianza con i ritmi vitali di un essere naturale. Inizialmente questo nuovo atteggiamento verso il tempo, questa nuova regolarità della vita, furono imposti dai padroni possessori dell’orologio sui riluttanti poveri. Gradualmente l’idea di regolarità si sparse tra i lavoratori. La religione e la moralità del XIX secolo giocarono la loro parte proclamando il peccato del “perdere tempo”. In chiesa o a scuola, in ufficio o in officina, la puntualità fu tenuta come la più grande delle virtù. L’uomo che non accetta di conformarsi incontra la disapprovazione sociale e la rovina economica. Pasti consumati in fretta, corse per il treno o il bus, la tensione per aver da lavorare con tempi programmati, l’obbligo di imparare in tempi stabiliti, tutto contribuisce ai disordini digestivi e nervosi, a rovinare la salute ed a scorciare la vita. Si perde la qualità del prodotto, poiché il padrone, che guarda al tempo come a una merce per la quale deve pagare, forza gli operai a mantenere una tale velocità che il loro lavoro deve necessariamente essere imperfetto. La quantità, piuttosto che la qualità, è il criterio, il piacere è escluso dal lavoro.
Il lavoratore nel suo turno diventa un “guarda-orologio”, interessato solo a fuggire dal tempo scarso e monotono della società industriale, nella quale egli “ammazza il tempo” riempiendolo con altrettanto meccanizzati e pianificati divertimenti quanto il suo salario e la sua stanchezza gli permettono. Il paradosso del sentirsi animali quando si svolgono compiti umani e uomini quando si svolgono compiti animali. Ai primi dell’800, in conseguenza dell’invenzione dell’orologio senza chiave di ricarica, gli orologi divennero ancor più maneggevoli e trasportabili: nacquero così i modelli «da polso». Ma per assistere ad un’ampia diffusione dell’uso dell’orologio da polso, bisogna attendere l’inizio del 1900. Durante la prima guerra mondiale i soldati hanno bisogno di uno strumento preciso, pratico e facile da consultare. Anche tra la gente comune l’orologio diventa un oggetto di uso corrente e la sua produzione aumenta.
L’orologio «da polso» – lontano discendente dell’antico orologio incastonato in bracciali preziosi – si diffuse come un oggetto alla moda negli anni ’30 del XX secolo.
Nella seconda metà del ’900, agli orologi meccanici si sono affiancati quelli elettronici e piezoelettrici al quarzo, mentre accanto ai quadranti a lancette (analogici) si sono diffusi quelli con i numeri (digitali). Contemporaneamente, l’industria orologiaia si è estesa dall’Europa agli Stati Uniti e, soprattutto, al Giappone.
Procedendo lungo quest’analisi non si può in ogni caso prescindere dal fenomeno culturale “tempo” ed dal modo in cui fu in grado di influenzare la vita umana, le variazioni che la nascita e lo sviluppo di una nuova tecnologia hanno indotto e, sicuramente non ultimi, gli aspetti più tecnologici di questi meccanismi. Oggi tutti disponiamo di un orologio: siamo schiavi del tempo. Inoltre un orologio non è solo uno strumento di rilevazione: per molti rappresenta un vero e proprio oggetto di moda, un gioiello, per alcuni poi è l’oggetto del desiderio: possedere un esemplare di altissima precisione e a tiratura limitata.
La questione dell’orologio è, in generale, simile a quella della macchina. Entrambi sono utili per il contributo che portano al buon fluire della società, e dovrebbero essere usati per assistere gli uomini a cooperare in modo efficiente e ad eliminare il duro lavoro monotono e la confusione sociale. Ma né l’uno né l’altro dovrebbero poter dominare la vita degli uomini come oggi accade. Ora il movimento dell’orologio regola il ritmo della vita degli uomini. Essi sono i servi del concetto del tempo, e sono tenuti nel terrore. In una società libera e sana un tale dominio sulle funzioni umane da parte dell’orologio o della macchina sarebbe ovviamente fuori questione. Il tempo meccanico sarebbe relegato alla sua vera funzione di mezzo di consultazione e di coordinamento, e gli uomini tornerebbero ad una visione più equilibrata della vita, non più dominata dal culto dell’orologio.
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Summary tradotto e scritto durante l’inverno del 2011. Matteo Mauro, London.