Dal 2005 al monastero dei benedettini, il complesso monumentale dell’Università di Catania, si ospitano mostre di arte contemporanea; il ciclo di mostre Univers’arte (2005-2008), organizzato da docenti universitari, ha segnato infatti l’inizio di questa relazione tra il mondo accademico e quello degli artisti contemporanei, soprattutto provenienti dalla Sicilia orientale.
La mostra di Matteo Mauro allestita presso la sede del Dipartimento di Scienze Umanistiche (DISUM) significa, ancora una volta, trasformare l’università nel luogo della comunicazione scientifica in stretto contatto con il territorio locale, significa aprire le porte dell’ateneo a nuovi rapporti e legami con l’arte. Gli studenti, il grande pubblico e gli studiosi possono avvicinarsi all’arte contemporanea e leggere il fenomeno artistico nella sua evoluzione; tali mostre consolidano l’attività di “terza missione” dell’Ateneo di Catania e, al contempo, consentono di aprire un dialogo fra antico (monastero dei benedettini) e contemporaneo (opere in mostra), fra contenitore e contenuto.
Il contenitore che ospita la mostra di Matteo Mauro è quella porzione del monastero dei benedettini denominata Museo della Fabbrica (ca. 1.400 mq. in totale). Nato col progetto Catania –Lecce negli anni Novanta del XX secolo, il Museo della Fabbrica è oggi uno delle strutture museali del Sistema Museale d’Ateneo e si suddivide in due parti, comunemente denominate “cucine” (parte superiore) e “ventre delle cucine” (piano inferiore). Questi spazi sono stati recuperati e restaurati dall’architetto Giancarlo De Carlo, con la preziosa collaborazione del geometra Antonino Leonardi, restituendoci così le cucine settecentesche (arch. Vaccarini, dal 1739), e le tracce da ascrivere a strutture ivi installate prevalentemente nell’ultimo quarto dell’Ottocento: l’Osservatorio Astrofisico, il Laboratorio di Geodinamica, l’Ufficio Meteorologico Governativo (e relativi alloggi del personale), il deposito comunale per la manutenzione elettrica. Il Museo della Fabbrica, anche grazie all’Archivio annesso, documenta la storia di questa articolazione degli spazi assolutamente unica e di cui il banco lavico del 1669 costituisce, in modo sorprendente, parte integrante.
Federica Maria Chiara Santagati